Località Cò de Hela


Le strutture conservate alla periferia di Marone, in località Cò de Hela, sulla SS 510, in prossimità della ferrovia, rappresentano la principale testimonianza archeologica della sponda orientale. Si tratta di un settore di una grande villa di epoca romana, estesa tra la collina e il lago.

L’edificio si sviluppava a più livelli, disponendosi scenograficamente nello splendido scenario paesaggistico locale, con soluzioni architettoniche simili a quelle riscontrate anche a Clusane e a Iseo.

Dal sito provengono diversi materiali, in parte conservati al Museo Nazionale Archeologico di Cividate Camuno, in parte ai Civici Musei di Santa Giulia di Brescia.

Risale al 1810 la scoperta di un frammento di statua in marmo raffigurante Ercole con clava e pelle leonina, datato alla metà del III secolo d.C., oggi a Brescia.

Nel 1865 furono scoperti casualmente e distrutti resti di pavimento a mosaico, strutture murarie e condutture idriche.

Nel 1906 durante il lavori di realizzazione della ferrovia emersero strutture murarie addossate alla collina, un lacerto di pavimento a mosaico di 2 x 1 m con tessere bianche e nere, quattro monete tra cui una di Massimiano Erculeo (286-305 d.C.) e una di Galerio Massimiano (292-311 d.C.). Furono allora individuati anche alcuni ambienti ricavati nella collina tufacea, condutture idriche, abbondanti laterizi e frammenti di intonaco dipinto a foglie d’edera.

Ulteriori strutture, tra cui resti di una scala, emersero nel 1932 durante i lavori di realizzazione di una casa che in parte si impostò sui resti antichi.

Nel 1960 sopra la ferrovia, a mezza costa sul pendio, furono scoperti frammenti di mosaico bianco e nero e i resti di un impianto di riscaldamento a ipocausto.

Nel 1963, 1965, 1969 saggi di scavo effettuati dalla allora Soprintendenza alle Antichità della Lombardia misero in luce muri sia a nord che a sud del nucleo centrale, condutture idrauliche, frammenti ceramici e crustae marmoree, frammenti di suspensurae, frammenti laterizi (fra cui uno con bollo TI.CL.M) e un piccolo locale scavato nel tufo contenente un cumulo di tessere.

Ulteriori indagini, effettuate tra febbraio 2001 e marzo 2003 in occasione del controllo di posa del collettore fognario, hanno permesso di meglio definire l’estensione della villa, di cui è stato riconosciuto il perimetrale. I dati hanno chiarito come la villa si sviluppasse con una fronte verso lago per almeno 120 m.

Si è inoltre individuata una zona esterna, con resti di frantoi, a conferma dell’esistenza di una pars rustica, da collegare alla coltivazione e allo sfruttamento dell’ulivo. Un dato interessante per il lago d’Iseo, che associa la villa a quelle del lago di Garda, in particolare modo a quella di Padenghe, località Sant’Emiliano, dove sono emersi un grande frantoio e strutture collegate alla produzione di olio.

La parte visibile a Marone, con murature con paramento in pietra interrotto da duplici filari di laterizi che disegnano diversi ambienti e una bella esedra affacciata sul lago potrebbero costituire l’area termale della villa residenziale di I-II secolo d.C.

I materiali datano l’utilizzo dell’edificio fra I e IV secolo d.C. La presenza di mosaici, crustae marmoree, intonaci dipinti e il frammento di statua suggeriscono il livello qualitativo degli ambienti residenziali.

La fase di abbandono della villa è segnata da alcune tombe a inumazione a cassa di lastre di pietra prive di corredo.

 

Serena Solano

Per saperne di più:

1986 ABELLI CONDINA F., Carta archeologica della media e bassa Val Camonica (F. 34 – Breno), Breno (Bs) 1986.

Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA

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